COPERTINE. LE TESTE SCAMBIATE

 

Einaudi copertina lettere John Fante

 

Raccontino che mi piace intitolare (prendendo in prestito il titolo di un famoso racconto di Thomas Mann) “Le teste scambiate”.

Einaudi, una delle più importanti case editrici italiane, ha pubblicato in novembre nella collana Stile Libero le Lettere di John Fante (1909-1983) dal 1932 al 1981 con l’introduzione di Francesco Durante.

Tutti i lettori che amano Fante gioiscono.

Peccato però che quello che si vede in copertina non sia lo scrittore americano John Fante ma il poeta, saggista e critico inglese Stephen Spender (1909-1995) fotografato a Berlino dal fratello Humphrey, come si può vedere qui sul sito della National Portrait Gallery.

È lo stesso account Twitter dell’Einaudi, l’11 Novembre, a rendere nota la cosa:

Le reazioni sono caratterizzate, complessivamente, da bonaria ironia, perchè un errore può capitare a tutti, perbacco. Sembra che la maggioranza dei lettori tendano ad assolvere Einaudi. Magari lo prendono un po’ in giro, ma insomma non più di tanto. In questa galleria del Corriere della sera on line si possono leggere alcune reazioni che ci sono state su Twitter. Anche la stampa non si mostra particolarmente severa. Cosa volete che sia, sbagliare una copertina? Certo, un errore può capitare a tutti, ci mancherebbe. Però — mi permetto di dire sommessamente — un errore in copertina di questo tipo (scambiare la foto di un autore con quella di un altro)  di una grande casa editrice come l’Einaudi io personalmente non è che lo trovi poi così facilmente scusabile e forse merita un pizzico di approfondimento.

Il 12 Novembre Einaudi twitta:

Nei commenti che seguono (e che è possibile  leggere >> qui) c’è un po’ di tutto: chi ironizza, chi sospetta una raffinata strategia di marketing (“diglielo a quelli del marketing che ora però non bisogna esagerare se no da simpatici rischiate di sembrare furbi…”“ditelo che lo avete fatto per stuzzicare noi collezionisti. ;)” “non fate così @Einaudieditore altrimenti sembra quasi che l’abbiate fatto apposta! :-)” e via discorrendo)

Per molti parte la caccia al volume che ormai in rete è stato battezzato “il Gronchi rosa” dell’editoria”

E infatti, come cinguetta Einaudi…

Su Amazon, le Lettere di Fante risultano in cima alla classifica dei libri più venduti >>

Il 17 Novembre , Einaudi annuncia:

Bene. Come siamo contenti. Tutto a posto, non è successo niente. Al massimo ci si incuriosisce chiedendosi cosa metteranno, nella copertina della ristampa. Magari come fa,  con  gustosa e  garbata ironia, il  blog Fascetta nera 

pallino

Dal mio punto di vista, questa vicenduola mi appare come un ulteriore segnale di una crescente sciatteria che mi sembra stia invadendo anche case editrici di storico prestigio. Insomma, a mio parere all’Einaudi possono fare gli spiritosi quanto vogliono, ma — pur rifiutandomi anche solo di immaginare, come hanno fatto non pochi dietrologi, ad un trucchetto per far lievitare le vendite — la sciatteria c’è stata, e non è possibile ignorarla.

Se vi prendete la briga di andare a fare una ricerca su Google Immagini troverete che la foto di Stephen Spender indicata erroneamente come di John Fante è la seconda, in ordine di importanza, che vi compare. Insomma, qualcun altro prima di Einaudi aveva già fatto la frittata.

Per esempio la rivista francese Paris Match.

Il 14 Novembre il francese Guy Birenbaum twitta:

Birenbaum si incuriosisce, si stupisce. Sa bene quanto sia importante e seria la casa editrice Einaudi, sa che Einaudi è stato il primo editore italiano ad aver tradotto Proust, e che nel suo prestigioso catalogo ci sono autori come Primo Levi, Samuel Beckett, Patrick Modiano… Com’è stata possibile, si chiede Birenbaum, una scivolata simile?

Il risultato della sua esplorazione la si trova in questo video di France Info del 14 Novembre in cui Birenbaum dice:

“Sono andato a vedere le foto di John Fante su Internet, su Google, il motore di ricerca. E lì sono subito capitato su un articolo di Paris-Match del 31 luglio 2013 a proposito di un libro di John Fante intitolato “La strada di Los Angeles”. Quest’articolo di Paris-Match è illustrato da una foto la cui didascalia dice ‘John Fante, giovane, agli inizi degli anni 30′. Salvo che… non è affatto John Fante quel giovane uomo! E’ il poeta inglese Stephen Spender. Si tratta esattamente dello stesso errore della copertina del libro italiano! L’errore on line dopo un anno e mezzo è lo stesso! E la foto di Spender continua ad essere la seconda che appare quando su Google Immagini si cerca una foto di Fante. In realtà, si tratta di una foto di Spender del 1934 che si trova alla National Portrait Gallery…” (la traduzione dal francese è mia, chiedo perdono per eventuali inesattezze, ma il senso è questo).

pallino

E allora?

Allora, io certo non posso sapere come in realtà sia andata la vicenda delle teste scambiate. Penso però due cose:

1) Se a fare la frittata fosse stata una piccola e oscura casa editrice l’avrebbero massacrata senza pietà etichettandone il lavoro come superficiale e dilettantesco. Trattandosi di Einaudi, come ha osservato già qualcuno, il tutto viene preso come una sorta di divertissement alquanto chic e si fa di tutto per minimizzare.

2) A me sembra (che ci posso fare?) che all’Einaudi non siano stati nemmeno capaci di sbagliare in proprio. Si sono affidati a Google e non hanno fatto un minimo di verifica. Forse nemmeno un blog personale e dilettantistico sarebbe stato capace  di  fare cavolate di questa portata.

Sono troppo severa, secondo voi?

Ma è proprio da coloro che hanno una storia e una fama prestigiosa che è legittimo aspettarsi il meglio e nei loro confronti è giusto essere severi.

Autore: Gabrilu

https://nonsoloproust.wordpress.com

15 pensieri riguardo “COPERTINE. LE TESTE SCAMBIATE”

  1. Nel 2009, quando uscì il saggio (o libro “illustrato”) che ti copio e incollo qui sotto, andai in una biblioteca provinciale per sfogliarlo e vedere un po’ cosa dicevano Umberto Eco e Remo Ceserani (due “auctoritates”, come si suol dire) sul tema “nebbia” nelle opere letterarie.

    Il libro (che costa 65 euri) era pieno d’errori: pagine mal impaginate, o stampate alla rovescia, o addirittura completamente in bianco (e non era un “biancore” voluto o legato al tema della nebbia).

    Scrissi un’email per far notare la cosa e specificando che, per fortuna, non ero stato io ad aver speso ben 65 euro per un libro difettoso. Non ho mai ricevuto risposta! E da quel giorno per me l’Einaudi ha perso punti…

    Un abbraccio, Gabrilù,

    Rendl

    http://www.einaudi.it/libri/libro/aa-vv-/nebbia/978880618724

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    1. @Rendl
      che vuoi che ti dica.
      L’ultima Einaudi è roba sulla quale stendere un velo quasi pietoso.

      Ricordo ancora il volume de La ballata di Iza di Magda Szabò piena zeppa di refusi e di robine abominevoli.
      Ne avevo parlato >> QUI

      Ricordo che Einaudi (non mi ricordo con quale mezzo stampa) disse: “… ce ne siamo accorti, ma nella ristampa correggiamo”.

      Sempre spiritosi, eh.

      Intanto la gente aveva speso i suoi soldini e si teneva tutti i refusi e le scempiaggini. Ok.

      Ma Einaudi non è solo/a. Purtroppo.

      Oh, no.
      Posseggo i tre volumi delle Memorie di Giacomo Casanova dei Meridiani Mondadori. Meridiani che un tempo (un tempo!) erano tra le eccellenze dell’editoria italiana.
      Bene.
      Il primo volume è assolutamente *** osceno*** (non adopero le maiuscole perché su Internet non si fa).
      Scambio di paragrafi, errori sintattici ed ortografici, vuoti di pagina…

      E non è che il buon Giacomo potesse venir spacciato come un postmoderno, eh. Manco un esimio esponente di quella che oggi va di moda nomare come corrente letteraria dell’ “Isterismo postmoderno” (o qualcosa del genere, non ho memorizzato l’etichetta esatta) avrebbe potuto concepire simili sconcezze.

      Ebbene.
      Ho fatto presente la cosa.
      Non è che rivolessi indietro i miei soldi — anche se i Meridiani non è che siano/fossero proprio economicissimi, eh — ma solo per dire “ma che caspita di immagine fornite, mandando in giro una robaccia del genere” (= ciò chiamasi, nella mia testa, “critica costruttiva”).

      Secondo te qualcuno mi ha mai degnato di una risposta?

      (La domanda era retorica, perchè la risposta è “No”)

      Ciao!

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  2. Ciao Gabriella, vorrei approfittare di questa discussione sulle case editrici per chiederti un consiglio. Mi piacerebbe iniziare ad affrontare Proust che, lo ammetto con un filo di vergogna, è da sempre una mia grande mancanza. Vorrei però evitare il mega librone da 2000 e passa pagine, anche perché l’idea di sentirne addosso il peso, mentre lo leggo comodamente sdraiata sul divano, non è per nulla invitante 😉 Ho quindi notato che proprio la Mondadori ha pubblicato di recente la Recherche in 7 volumi separati, per la traduzione di G.Raboni, che se non ricordo male dicono sia la migliore. Che dici, mi butto? Sperando di non trovare refusi e compagnia bella.

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    1. @Alessandra
      Ti ringrazio per la fiducia, ma mi assegni una grave responsabilità.
      Io non sono un’esperta di Proust. Sono solo una sua lettrice.

      Ti dico perciò non quello “che è meglio”, ma come sono messa io. La mia esperienza personale.

      Intanto — e questo è sicuro — me la dò a gambe orripilata di fronte al tomone di “tutta –la — RTP in un colpo solo”.

      Per carità: non è che sia inutile, anzi. Si rivela utilissimo da portarsi dietro in funzione di “arma impropria” da scagliare addosso ad eventuali molestatori.
      Purtroppo, anche Gallimard ha fatto, in Francia, un analogo tomone (però quello è più leggero, e non riesce a tornar utile nemmeno come arma di difesa personale).

      Detto questo.

      L’edizione Mondadori tradotta da Giovanni Raboni è vero, è la migliore attualmente sulla piazza. Non solo e non tanto per la traduzione di Raboni (che per carità, è eccellente ma io preferisco altre versioni) ma per il meraviglioso apparato di note, introduzioni etc. etc. etc. dei due curatori Alberto Beretta Anguissola e Daria Galateria, che ci hanno lavorato sopra per anni. Chapeau.

      Ma la RTP dei Meridiani (che io posseggo, e per comprarla, mi sono, ai tempi svenata economicamente anche se — mi piace dichiararlo — beatamente e con gran soddisfazione) è piuttosto costosetta.

      Tu dici che adesso Mondadori l’ha rieditata in versione più economica e in volumi che si possono comprare separatamente.

      Io non l’ho guardata, perciò non posso dire.

      Ma se tu ti accerti (magari andando a scartabellare in libreria, cosa che io per ora non ho tempo e modo di fare) di almeno due cose secondo me fondamentali e cioè che:

      °°° siano state mantenute anche nella versione economica le note e le considerazioni e le appendici etc. etc. dei succitati Beretta Anguissola e Daria Galateria

      °°° che i volumi si possano acquistare separatamente…

      Allora buttati su Mondadori 🙂

      Ma buttati piano, acquistando solo il primo volume.

      Perché se poi Proust non dovesse piacerti? Può succedere, eh. Se non dovesse piacerti butterai alle ortiche solo un volumetto. Se invece ti avrà accalappiato (come io spero)… beh… gli altri volumi non scappano mica, eh. Son lì nelle librerie che ti dicono “prendimi, prendimi”.

      Epperò.
      Se proprio vuoi avere “Proust tutto e subito”…puoi procacciartelo in formato digitale.

      In eBook, visto il prezzo contenutissimo e il peso piuma del malloppo 🙂 puoi acquistare l’integrale della Newton Compton che non è affatto male. Buona l’introduzione, molte e utilissime le note.

      http://www.net-ebook.it/ebooks/14607/Alla-ricerca-del-tempo-perduto.aspx

      (ovviamente lo si può acquistare in qualsiasi altro portale di vendita di libri digitali)

      Io l’ho acquistato per due motivi:

      Il primo è, ovviamente, perché così posso portarmi appresso sempre e ovunque tutta la RTP non rischiando crisi di astinenza (scherzo, eh, ma mica poi tanto 😉

      Il secondo (e molto più serio motivo) per poter fare ricerche testuali e rintracciare velocemente un brano, una frase, un passaggio.

      Ripescare qualcosa che pur si ricorda molto bene nel mare magnum della RTP non è affatto cosa semplice, perché lo sviluppo della narrazione non segue una cronologia lineare, e quindi quando non c’erano gli eBook io a volte passavo ore a scartabellare indici e volumi per ritrovare “quella frase lì, proprio quella, ma come, me la ricordo perfettamente, ma dove diavolo si trova?!”.

      …Da questo punto di vista (anche e non solo), l’eBook è stato per me una vera benedizione.

      Ma per finire, voglio stupirti con gli effetti speciali 🙂 dicendoti che

      per me, la migliore traduzione de “Du cote de chez Swann” rimane ancora, dopo decenni e decenni, quella di Natalia Ginzburg.

      Di quando Einaudi era Einaudi.
      …Ma questa è tutta un’altra storia.

      Fammi sapere. Mi piacerebbe.

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      1. Grazie, sei stata gentilissima. E sei anche molto simpatica. 😉 Da brava feticista della carta stampata l’ebbrezza dell’ebook devo ancora provarla, ma dovrò decidermi, una buona volta, altrimenti rischio di diventare anacronistica. 😉 Però, con quello che hai scritto sul fatto di poter ripescare una frase, un pezzo di brano in modo comodo e veloce, devo dire che mi hai quasi convinta… Ci penserò sopra. Nel frattempo seguo il tuo consiglio e acquisto, con un pizzico di saggia cautela, solo il primo volume del prolifico Proust. Un abbraccio e a risentirci.

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    1. @karenina
      innanzitutto fammi dire che sono molto contenta di vederti qui 🙂

      In quanto alla mitica RTP Einaudi… per me tutto cominciò da questi agili e snelli volumetti, che come puoi immaginare conservo ancora gelosissimamente, pur possedendo anche l’edizione francese della Pleiade e quella dei Meridiani-Raboni

      Proust RTP Einaudi

      Ciao!

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