RICORDATI DI OMAHA…

 

Omaha Beach

Questa poesia, firmata semplicemente “Jean”, la si legge ad Omaha Beach, la sterminata spiaggia che si trova nella parte della costa normanna in cui si sono svolte le operazioni del D-Day nel giugno del 1944 e che era stata assegnata dal Comando Alleato all’intervento degli Stati Uniti. Sono parole che non cessano di commuovermi ogni volta che le rileggo. Continua a leggere “RICORDATI DI OMAHA…”

IRRADIAZIONI. DIARIO (1941-1945) – ERNST JÜNGER

Ernst Junger Irradiazioni

Ernst Jünger, Irradiazioni. Diario (1941-1945) (tit. orig. Strahlungen), traduz. Henry Furst, pp. 540, Guanda, Biblioteca della Fenice, 1993-1995

“Irradiazioni: con ciò s’intende prima di tutto l’impressione che il mondo e i suoi oggetti hanno provocato sull’autore, il sottile intreccio di luci e di ombre che questi oggetti formano […] Esistono irradiazioni chiare e scure. Completamente scure sono quelle zone di terrore che, con la fine della Prima Guerra Mondiale, cominciarono a gettare la loro ombra sul nostro tempo e si allargarono paurosamente […]. Irradiazioni: il processo va inteso anche come effetto che l’autore opera sul lettore” (pp. 5-6).

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GIARDINI E STRADE. DIARIO 1939-1940. IN MARCIA VERSO PARIGI – ERNST JÜNGER

 

Junger a Kirchhorst
Ernst Jünger nel suo giardino a Kirchhorst
U. Litzmann/Deutsches Historisches Museum Berlin
Kirchhorst, 16 aprile 1939

“[…] guardando dalla finestra, ho visto sulla strada i cannoni affrettarsi l’uno dietro l’altro verso est, quasi come in guerra alla vigilia di un grande combattimento. In queste settimane i tedeschi hanno occupato la Boemia, la Moravia e il Territorio di Memel, gli italiani sono entrati in Albania. Tutti segnali che indicano guerra in tempi brevi; farò bene a mettere in conto di dover presto interrompere il lavoro. E ciò accade a un punto in cui sento che mi si sta facendo un po’ più chiaro, e in cui il valore del tempo per me è molto aumentato. In tutti i casi, la penna dovrà riposarsi, perfino sul diario. Toccherà agli occhi, invece, farsi carico del lavoro, perché gli spettacoli non mancheranno”

La penna di Jünger, però, non riposerà. Per quasi dieci anni — dal 1939 al 1948 — annoterà minuziosamente nei Diari la sua partecipazione alla Seconda Guerra mondiale come Capitano della Wermacht prima e poi, dopo la disfatta tedesca, la vita sua e della sua famiglia nella Germania occupata dalle truppe delle potenze vincitrici.

Un racconto affascinante che mi ha riempito a tratti di stupore e meraviglia, che ha suscitato in me decine di interrogativi, che è risultato anche proficuamente spiazzante per chi, come me, è abituato a vedere/leggere la storia della blitzkrieg (la guerra lampo) di Francia, della battaglia di Parigi e degli anni dell’occupazione tedesca della capitale francese, dei tedeschi a Stalingrado e in Ucraina servendosi prevalentemente delle testimonianze e degli occhi di quelli che si trovavano “dall’altra parte”. I Diari di Jünger mi hanno fatto vedere e considerare molte cose da una prospettiva e con un’ottica che non mi è abituale. Ho letteralmente divorato i tre corposi volumi di cui è composta l’edizione italiana.

Giardini e strade è il primo di questi volumi.

Prima di iniziare a parlarne e di seguire Jünger dentro la guerra penso possa essere utile, però, fare qualche passo indietro. Il viaggio non sarà breve. Meglio dunque avviarsi con almeno un minimo di attrezzatura e di bagaglio. Continua a leggere “GIARDINI E STRADE. DIARIO 1939-1940. IN MARCIA VERSO PARIGI – ERNST JÜNGER”

POTEVA ACCADERE (QUE SERA SERA)

 

Wislawa Szymborska

 

Poteva accadere.
Doveva accadere.
E’ accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
E’ accaduto non a te.
Ti sei salvato perchè eri il primo.
Ti sei salvato perchè eri l’ ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’ era un bosco.
Per fortuna non c’ erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’ acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’ animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.

 

Wislawa Szymborska

pallinopallinopallino

Dopo aver passato una settimana infernale dopo il Venerdì Nero di Parigi ho finalmente cominciato a pensare a come attrezzarmi per il futuro.

Queste parole dell’immensa Szymbosrska mi saranno da faro.

pallinopallinopallino

Oddio, volendo andare un po’ più sul leggero, potrei andare anche su questo video (tanto lo sapete, che io non sono una persona seria) in cui Doris inneggia al “what will be, will be”  (che io non ci posso fare niente, sul “what will be” è una delle poche certezze che posseggo. Lasciatemela. per piacere).

 

…Che poi (da pensiero nasce pensiero):  il nostro buon Conrad ci ha scritto pure un gran bel romanzone, sul “caso”, uno dei suoi più belli e misconosciuti. Si intitola giustappunto Il caso (OK, la pianto qui).

…E dunque via, facciamo la nostra vita, sopportiamo i disagi,  ma   non rinunciamo ai viaggi, alle mostre, ai concerti, alle cose belle.

Alla faccia dell’Uomo Nero. Alè.

Siamo solo all’inizio, neh.
Abbiamo ancora tempo, per disperarci davvero    🙂

FLUCTUAT NEC MERGITUR

Da Anne Hidalgo, Sindaco di Parigi

Anne Hidalgo, prima donna eletta alla guida di Parigi, è subito andata dove era in corso la strage, al teatro Bataclan. E’ stata lì fuori, accanto ai tiratori scelti, fino alla fine del blitz. Proprio in quella sala da concerti rock Anne aveva lanciato la sua candidatura a sindaco, due anni fa.

Unico politico uscito dal Palazzo prima della fine di quelle tre ore e mezzo di puro terrore.

In una intervista ha detto “hanno voluto colpire la libertà e la gioventù di Parigi” ma anche “siamo più forti di chi ci vuole ridurre al silenzio”

DI VECCHI E NUOVI AMORI

BalzacZola

Hugo e I Miserabili nell’ agosto 2013, la Trilogia dei Moschettieri di Dumas nell’agosto 2014.

Quest’anno il mio agosto parigino 2015 è stato (quasi) interamente dedicato ad una sana, robusta, attenta nonchè goduriosissima rilettura di Balzac e Zola. Due autori per me sempre una certezza.

Ignoravo però che dopo aver passato tanto tempo con questi due miei vecchi ed imperituri amori (“Balzac, naturellement”, fa dire Proust al Duca di Guermantes, ma non fatemi divagare) mi sarei imbattuta, verso la fine del mio soggiorno, in un altro, nuovo amore. Che è stato un vero e proprio coup de foudre. Assolutamente imprevisto ed inaspettato, come appunto si addice a un coup de foudre che si rispetti 🙂

Mentre rileggevo Le illusioni perdute, Splendori e miserie delle cortigiane, La falsa amante, Casa di scapolo, Nana e Pot Bouille me ne andavo a spasso per Parigi cercando di seguire le orme di Lucien Chardon de Rubempré, del Vautrin dai tanti nomi e dai tanti volti, di Hesther e di Rastignac; di Nanà e dei suoi spasimanti, di Octave Mouret e degli inquilini del palazzo di Rue de Choiseul.

Ed ecco un piccolissimo assaggio di quello che ho ricavato da questa flânerie

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DI RITORNI, DI LETTURE, DI VECCHI E NUOVI AMORI

Parigi Teatro de la Huchette
Parigi, l’ingresso del
Théatre de la Huchette

(La foto è mia)

Lo so che mi aspettate, appostati come i personaggi de La cantatrice calva di Ionesco che da ben 50 (cinquanta!) anni si replica incessantemente al Théatre de la Huchette. Scherzo, ovviamente. Sul fatto che siete appostati.  Che da cinquant’anni in quel piccolo teatro si replica la piéce di  Ionesco invece è vero.

La pausa estiva di NonSoloProust è stata, quest’anno, più lunga del solito. In realtà sono tornata a casa i primi di settembre, ma dopo i 23-24° gradi parigini dei quali mi ero beata ho trovato a Palermo un caldo con giorni di scirocco a 34° (non vi dico la mia temperatura percepita) e mille e tre (manco il catalogo di Leporello)  cose più o meno fastidiose da fare.

Per inciso: non ho mai capito perchè tutto quello che in una casa decide di guastarsi — compresa la connessione Internet — lo fa a mitraglia quando si rientra da una bella vacanza. Una Nemesi che si rinnova ogni anno. Evidentemente gli Dei dell’Olimpo non sopportano che noi umani possiamo avere un periodo di  pace e benessere. Devono sempre immischiarsi. Ma lasciamo perdere.

Tutte queste amenità non mi hanno dato la possibilità di riconcentrarmi sul blog e di riprendere subito. Forse adesso posso cominciare a farlo, ma sento che devo ancora riprendere il ritmo giusto.

Agosto a Parigi è stato una meraviglia ma non vi tedierò con racconti parigini e non vi alluvionerò di fotografie. Perchè? Soprattutto perchè è andato tutto benissimo, e penso che Martha Gellhorn avesse ragione quando, nel suo libro In viaggio da sola e con qualcuno (del quale ho parlato qui) scriveva che

“Quando torniamo non c’è nessuno che si presti volentieri ad ascoltare i nostri racconti. “Com’è andato il viaggio?”, ci chiedono. “stupendo” rispondiamo e […] appena lo permette la buona educazione (o anche prima) la conversazione si sposta […]. L’unico caso in cui un nostro viaggio ci garantisce un uditorio attento è un disastro”

Siccome per mia fortuna disastri non ne ho avuti e tutto è filato liscio… non vi parlo di Parigi.

Gerard Philippe
Parigi, Librairie Farfouille
Passage Verdeau, Grands Boulevards

Siccome però ho anche letto molto, durante questa lunga pausa, qualcosa su antichi e nuovi amori la dirò  🙂

(continua)

DOMANDINA SEMPLICE SEMPLICE

Liberation

Il numero del 12 gennaio 2015 (e cioè del giorno dopo la Marche Républicaine) la prima pagina di Libération presentava com’è ovvio una grande foto della Marche Républicaine..

In basso, a destra, la scritta “NOUS SOMMES  UN PEUPLE”.

…Ecco. La mia domanda semplice semplice e banalissima è:

— e noi, i cosiddetti italiani, lo siamo, un popolo? Lo saremmo, almeno in una situazione come quella che hanno vissuto/stanno vivendo i francesi? —